Erosione Suoli

Erosione Suoli


Drenaggio tubato

L’emungimento delle acque in eccesso rispetto alla capacità di trattenuta del terreno deve essere assicurato anche attraverso una adeguata rete drenante che ha anche lo scopo di consentire un migliore ricambio dell’aria tellurica, in particolare negli strati più profondi, e di determinare un miglioramento delle proprietà fisiche, chimiche e biologiche e quindi della fertilità del suolo. (Gasparini e Zanchi, 1970) Non deve inoltre essere trascurato, come precedentemente ricordato, l’effetto del drenaggio sia nel ridurre il ruscellamento superficiale delle acque di pioggia e l’erosione, sia, come evidenziato da alcune ricerche, nell’assicurare una maggiore stabilità ai versanti collinari (Zanchi, 1983 e 1988). L'efficacia di questa tecnica è stata riscontrata in una ricerca (Canuti et al., 1987) svoltasi in Mugello su un versante collinare argilloso in movimento. A seguito dell'intervento sono cessati i movimenti di massa mentre, questi ultimi, hanno continuato a manifestarsi nella parte di versante non drenata.

 

Figura: Drenaggio tubato in uno strato di ghiaia

Da un punto di vista pratico il drenaggio può essere fatto in corrispondenza di particolari punti del versante dove si riscontrano ristagni idrici o presenza di falde sospese, oppure preferibilmente su tutto l’appezzamento. Le linee drenanti hanno un andamento trasversale alla pendenza (a lisca di pesce) e sfociano negli acquidocci. A volte le linee laterali invece di sfociare nell’acquidoccio si raccordano con un collettore tubato  che sostituisce l’acquidoccio. La distanza tra le linee drenanti oscilla da 8 – 12 m in terreni argillosi, a più di 20 – 25 m in quelli più sciolti, mentre la profondità di posa varia da un minimo di 0,80 – 0,90 m a 1,20 m per le colture erbacee e da 1,00 a 1,50 m per le colture arboree. A volte la profondità può essere maggiore e raggiungere anche i 6 m , ma in tal caso si tratta di interventi miranti alla stabilizzazione di versanti con elevato rischio di frana destinati all’impianto di colture arboree di pregio, come la vite. Per quanto riguarda la scelta del materiale drenante è necessario utilizzare dreni rivestiti, anche se di maggior costo rispetto a quelli nudi, solo quando la granulometria del terreno presenta una elevata percentuale di particelle comprese tra 50 e 200 micron. Se al dreno viene assegnata una pendenza trasversale tale da assicurare una velocità di flusso dell’acqua superiore ad 1 m/s il materiale di copertura del dreno diventa inutile poiché tale velocità assicura un autopulimento della tubazione dalle particelle che eventualmente fossero penetrate all’interno del dreno stesso.

Il miglior materiale di copertura è certamente la ghiaia anche se il suo costo di acquisto, trasporto e posa in opera è certamente più oneroso della fibra di cocco con la quale sono preavvolti i dreni rivestiti. Molto usato è anche il tessuto non tessuto anche se la sua funzionalità non è stata comprovata. Il Dipartimento di Scienze agronomiche e gestione del territorio agroforestale ha in corso un’esperienza per valutare l’efficienza di vari materiali di pre-drenaggio.

Per quanto riguarda la posa in opera si raccomanda l’impiego di posadreni automatiche dotate di regolazione della profondità mediante apparecchiatura a raggio laser che consente di ottenere una profondità di posa costante per tutta la lunghezza del dreno.

 
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